di Norberto Fragiacomo
Cos’è dunque successo in Siria?
Semplice (tragicamente semplice): quel che talvolta capita nelle guerre civili. Una parte ne bombarda un’altra, servendosi in questo caso dell’aviazione: si sprigiona una nube tossica, che provoca un’ottantina di morti – una goccia di sangue in più, nel mare cremisi della mattanza siriana. Di chi è la colpa? In generale, di tutti i contendenti; nello specifico non si sa, perché potrebbe trattarsi di un’azione deliberata da parte del regime (come ripete senza requie la propaganda occidentale) oppure degli effetti “collaterali” della distruzione di un deposito di armi chimiche in mano alle forze ribelli (come affermano i russi). Visto che Assad sta oramai vincendo, la seconda ricostruzione mi appare più verosimile (1), ma non sempre la verosimiglianza procede a braccetto con la realtà dei fatti: talora gli esseri umani, imprevedibilmente, nocciono a sé stessi. Non è affatto scontato che la logica abbia la meglio sulle passioni e gli istinti. In ogni caso, c’erano (e ci sarebbero ancora) gli strumenti per appurare a chi vada addebitata la responsabilità dell’ennesimo massacro. Il punto – e qui finisce l’antefatto – è che il Presidente USA Donald Trump aveva fretta di risolvere a modo suo la questione e quindi, senza perdere tempo in indagini, ha ordinato un attacco missilistico alla Siria. Qualche struttura distrutta, fra cui la mensa di una base aerea, e poche vittime - eppure dal nulla potrebbe discendere il tutto, cioè un conflitto mondiale.